EROS E THANATOS 4 prospettive al femminile

EROS E THANATOS 4 prospettive al femminile

Progetto espositivo a cura di quattro giovani e affermate artiste locali allestito negli spazi della Rocca San Giorgio, dove le quattro artiste hanno intrapreso un dialogo creando un ponte tra lo spirito che abita queste antiche mura con il linguaggio e lo spirito contemporanei, focalizzando il tema "Eros e Thanatos" affrontato dalla loro poetica evocativa quanto incisiva.

La mostra vedrà la sua inaugurazione alla presenza degli Amministratori e Autorità il giorno Mercoledì 14 luglio alle ore 19.00 sino a Domenica 18 luglio con chiusura alle ore 12.30.

Le artiste in mostra: Monica Carrera, Elena Monzo, Silvia Trappa e Anna Ghilardi.

EROS E THANATOS
I DUE IMPULSI CHE DOMINANO L’UOMO
di Rebecca Delmenico

E’ grazie all’Associazione “Rete di Dafne” che è stato possibile veder nascere il progetto espositivo che ha il suo fulcro nel tema “Eros e Thanatos” affrontato dalla poetica evocativa eppur incisiva di quattro artiste: Elena Monzo, Silvia Trappa, Monica Carrera e Anna Ghilardi.
La mitologia greca individua in Eros e Thanatos le pulsioni in perenne lotta nell’animo umano: Eros, dio dell’amore, Thanatos, personificazione della morte. Essi circoscrivono una serie di conflitti interni che, per quanto si possa tentare,
restano inscindibili perché non c’è vita senza morte e viceversa. Eterne facce della stessa medaglia, queste due forze opposte regolano la vita: Eros si esprime nella costruttività, Thanatos nella distruzione. Questi due concetti sono emblemi, per Freud, dell’eterna ambivalenza nella vita, pulsioni interiori dell’uomo. La tensione intima fra queste forze può manifestarsi in forme non
necessariamente legate all’appagamento concreto, ma altresì con la fantasia e l’immaginazione, infatti molti artisti, sulla linea di questa ambivalenza, hanno creato opere spaziando dall’arte, al cinema, alla letteratura.
Jung individua nella donna l’espressione dell’eros, insieme di sentimenti (amore,affetto, creatività) , essa tende all’intuizione per dare un significato verso lacomprensione della totalità. La donna possiede una visione globale della realtà che basa la sua attività intellettiva soprattutto nell’intuizione che è illuminazione. “La donna possiede questa capacità di cogliere dentro sé stessa e dentro le
proprie forme inconsce elementi creativi e innovativi di fondamentale importanza sia sul piano individuale che collettivo”. Jung chiama “principio dell’Eros” lo sviluppo psicologico della donna che cerca, trova e forma la propria individualità
unica. Le quattro artiste hanno intrapreso un dialogo con gli spazi del Castello di San Giorgio creando un ponte tra lo spirito che abita queste antiche mura con il linguaggio e lo spirito contemporanei.
Elena Monzo con le sue tele, iconica in questo senso è “Miss Vitiligo”, ci parla di forza e equilibrio interiore in un percorso di consapevolezza di sé e di riconquista di energia vitale. Winnie Harlow, la modella cui è ispirata l’opera, ha fatto di quello
che appare come un handicap, la vitiligine, il suo punto di forza. Come diceva Eckhart Tolle “Elimina il tempo della malattia, non attribuirle né passato né futuro”. ”Diventa un alchimista. Trasmuta il vile metallo in oro, la sofferenza in consapevolezza, una catastrofe in illuminazione”. “Cara Valentina” invece, irriverente, vestita in modo seducente, porta al collo il simbolo del Ginko biloba, quella che è una delle piante più antiche della terra, un fossile vivente di cui una delle tante caratteristiche è la caparbietà con la quale
ha acquisito la saggezza attraversando i secoli. I puppets sono in dialogo tra loro, ognuno parte della personalità della protagonista.
Essi sono Il binomio che rappresenta la tensione tra due forze (Eros e Thanatos) che si contendono lo scettro dell’esistenza.
In una delle salette una grande installazione a parete vede stagliarsi nel binomio cromatico di bianco/nero la lotta tra lo spirito di vita e quello di morte. Realizzati con la collaborazione del creativo e designer Luiss Perlanera, compaiono da un lato una serie di amuleti ed ex voto inaspettati, in chiave pop e ironica, realizzati in madreperla quindi bianchi (Eros) che si contrappongono a un grande teschio
(Thanatos), realizzato con perle nere incise manualmente una ad una.
Silvia Trappa sviluppa la propria ricerca utilizzando diversi medium che risultano fondamentali per articolare il proprio pensiero. La rappresentazione del femminile è una delle tematiche più stringenti per l’artista che in questa occasione espone una serie di sculture che raffigurano giovani sirene, che paiono metafora di innocenza perduta, e un’installazione site specific sulla figura della celebre filosofa greca Ipazia. Attraverso la creazione e la successiva rottura in tanti frammenti di una scultura in ceramica raffigurante la filosofa, Silvia Trappa ne racconta la molteplicità di pensiero e assieme la tragica fine di quella che è stata definita da Augusto Agabiti “una martire della libertà di pensiero”. Eros, la creatività di pensiero, il desiderio di autodeterminazione si scontra con Thanatos, la distruzione e l’oblio che avrebbero voluto cancellare Ipazia per sempre, eppure il suo pensiero e il suo esempio sono rimasti nella storia.
La gran parte dei lavori di Monica Carrera si concentra proprio sul conflitto tra una tensione che vorrebbe muoversi e qualcosa che la comprime. L’artista lavora soprattutto con la fotografia che per lei è il “punto di partenza” per raccontare una storia attraverso vari interventi sull’immagine. Monica Carrera definisce il suo approccio all’immagine “concettualismo caldo” perché mantiene il rigore e la
serialità avendo spesso una finalità sentimentale e narrativa. In esposizione lavori lievi e delicati distintivi della poetica di questa artista, come “E pur si muove” dove ciocche di capelli veri, come esseri animati, si insinuano dentro e fuori le mura di case riprese da alcune fotografie. Capelli che tornano in un altro lavoro, “Se bella vuoi comparire”: simbolo di sensualità e dolcezza legato all’universo femminile, essi sono al contempo emblema di una forza inarrestabile (tensione di vita) che è difficile domare, nella libera espressione della propria presenza. “Nel blu dipinto di blu” è parte delle testimonianze di un’azione che vede una donna su un’altalena sotto il livello del suolo, letteralmente sotto terra. Quindi da un lato l’essere sottoterra riporta all’idea di morte, eppure questa altalena si muove,
riesce a superare la rigidità implicita nel nulla eterno con l’espediente del gioco,  una semplice altalena.

 

Caratteristiche dell'evento

Inizio evento 07-14-2021 7:00 pm

Contatti

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